Tea Supino

La nostra rosa trovata a Supino è una tipica rosa Tea a fiori medio grandi, a base gialla che virano presto al rosa, lilla con tocchi di porpora e mantiene un fondo dorato all’ interno, per forma e struttura riconducibile ad alcune rose Nabonnandii. Un gradevole ricordo il suo ritrovamento una quindicina di anni fa: andavo spesso a Supino per via delle falesie di roccia in montagna ed avevo visto quella rosa davanti ad una casa appena prima del paese, un giorno c’era una anziana signora così mi fermai a chiederne informazioni, tornai alla macchina con un gran mazzo di fiori anche se non era tempo e che sarei tornato in autunno, gentilissima ed innamorata delle rose “ del suo tempo” che non si trovavano più. Quando ripassai in autunno quella rosa era in grande spolvero, la signora aveva tolto tutte le altre rose intorno, davvero magnifica. Negli anni successivi ho potuto verificare che questa rosa è piuttosto diffusa nella zona di Cori e Giulianello ed è una rosa sarmentosa piuttosto grande, la signora di Supino la tagliava sempre molto corta come tutte le altre. Non è strano Cori (Lt) e Supino adesso piuttosto distanti, prima che costruissero l’ autostrada erano collegati attraverso la montagna. Molto probabilmente è anche la rosa presente davanti al bambuceto nel giardino di Ninfa come qualcuno ha scritto su fb indicando però la San Gimignano, la zona è la stessa, dovrò decidermi a tornarci. È anche la prima rosa che abbiamo ottenuto ad arbusto da una sarmentosa, per forza di cose, di quella pianta avevo avuto soltanto fiori.

Tea San Gimignano

La nostra tea di San Gimignano oggi, quest’ anno un periodo di fioritura infinito, adesso come nei primi fiori in primavera mostra tutta la sua base gialla, in seguito con il sole da buona Chinensis assume toni arancio e lilla con tocchi di carminio. Non siamo riusciti ancora a scoprirne l’ origine, per le sue caratteristiche è strano che non sia ancora una rosa diffusa e conosciuta: una Tea con un buon profumo dolce e completamente senza spine, non ne presenta neppure sotto i rametti fogliari. L’ ho trovata appunto a  San Gimignano ormai 20 anni fa, nel 01/08/2000 dove era presente in due esemplari all’ apparenza neppure troppo simili, all’ epoca in completo abbandono, uno, sarmentoso ma lasciato a cespuglio, enorme, allargato, compatto; l’ altro arrampicato con lunghissimi rami sottili lungo una scalinata a contendere lo spazio all’ edera. Qualche considerazione ed un’ ipotesi sull’ origine ed una sulla paternità: un paio di anni fa su un alcuni rametti floreali corti ma robusti erano presenti alcune spine tipiche di rosa Tea ed anche piccole spine uncinate sotto le foglie, poi se si fa una talea da rametto floreale corto si ottiene sempre un arbusto. È possibile che in origine questa rosa fosse ad arbusto ed era provvista di spine. Sulla paternità, per la somiglianza con alcune rose di Nabonnand probabilmente bisogna cercare tra le oltre 400 varietà, in gran parte andate perdute, di quella grande famiglia di ibridatori. 

Malattie e parassiti

Le malattie fungine più diffuse e che possono recare danni anche gravi indebolendo la pianta, ma di solito non permanenti sono l’oidio che si presenta come una muffa biancastra e la ticchiolatura, macchie nere sulle foglie.

Raramente colpiscono rose vigorose ed in salute, spesso invece in sofferenza ad esempio dopo una fioritura abbonante con forte umidità o dopo un periodo di siccità o in vaso se non sufficientemente annaffiate e concimate. Una volta colpite si può solo fermare con prodotti a base di rame e zolfo, è invece importante la prevenzione con gli stessi prodotti questa volta sistemici appena iniziano a germogliare, operazione di vaporizzazione da fare al mattino con sole basso ed ovviamene in assenza di pioggia o umidità eccessiva operazione da ripetere dopo 15/20 giorni. Se le piante sono colpite in modo serio e la malattia non si arresta è bene tagliare le zone più colpite e togliere le foglie e a fine stagione raccogliere le foglie restanti.

PARASSITI

Gli afidi sono i parassiti più diffusi, possono provocare danni nutrendosi dai germogli, quasi mai gravi ma comunque sono antiestetici e possono indebolire la pianta. Sconsigliamo di utilizzare prodotti chimici che eliminerebbero anche antagonisti naturali come coccinelle, sirfidi, crisope.  E’ sufficiente spruzzare macerato d’aglio (4 spicchi macerati in un litro di acqua bollente tenuto in immersione per una notte, filtrato ed addizzionato ad  un cucchiaio di sapone di Marsiglia liquido).  Gli argidi allo stato larvare sono piccoli bruchi che mangiano le foglie dal bordo, se sono numerosi possono defogliare tutta la pianta, si combattono con prodotti a base di piretro. L’adulto è un imenottero dall’aspetto di una piccola vespa che riconoscibile dal colore arancione nella parte inferiore del corpo, si ferma a lungo sui getti freschi per deporre le numerose uova e può essere eliminato facilmente, se il rametto è segnato o si piega ha già le uova ed è bene tagliarlo.

Ci sono altri imenotteri che possono procurare danni, mai però gravi come tentredine, endelomya aethiops. E comunque non eliminabili neppure con prodotti chimici.

CETONIELLA

Recentemente questo piccolo (non troppo scarabeo) si è molto diffuso, si nutre direttamente della parte fertile del fiore, pu? fare disastri soprattutto, ma non solo, sulle rose chiare.                                          E’ bene eliminarlo manualmente presto, prima che si diffonda al mattino o la sera altrimenti vola via, basta una bottiglia a collo largo ed un piccolo tocco con le dita per intrappolarle. Non esistono prodotti chimici adatti allo scopo.

RAGNETTO ROSSO

Un piccolissimo insetto che può colpire soprattutto le rose in vaso in pieno sole, più raramente in terra dopo una lunga siccità e gran caldo, si nutre delle foglie fino a farle ingiallire (giallo bronzo) e cadere.  Si può moltiplicare in modo esponenziale quasi sempre nelle piante in vaso fino a bloccarne la crescita. Si può combattere con un acaricida specifico o in modo ecologico con 40 grammi per litro di sapone di marsiglia lavando le foglie, sistema che però può rivelarsi non completamente risolutivo.

Mutazione Alba

CONSIDERAZIONI SULLE MISTERIOSE ORIGINI DELL’ALBA  

Sono molti anni che mi interesso di rose antiche, mi è capitato di trovarne  molte nei luoghi che frequento, alcune sconosciute, altre note e ancora presenti nei cataloghi, tra queste l’alba è una rosa speciale: grande, elegante e raffinata, soprattutto diversa da tutte le altre, si distingue nell’ insieme e in ogni singola parte, non è un caso che fino alla fine del ‘700 era considerata una specie a se’.

 Ho trovato le prime Alba per caso, nella primavera del 2005, passando in macchina lungo una strada comunale, al margine, fra sterpi e rami secchi, vicine Alba Maxima, Semiplena e a fiore semplice allo stato selvatico insieme ad una rosa canina e ad un altro splendido ibrido di alba a fiore semplice, grande. Ho un po’ indagato e un signore molto anziano mi ha raccontato che quando era bambino quelle piante esistevano già, ricorda che in autunno ne mangiava le bacche, i cinorrodi, sono grandi, succosi, simili a quelli della rosa canina ma con pochi semi grandi e raccolti insieme e senza le fastidiose setole urticanti, ottimi per le marmellate.

 In seguito osservando meglio le tre  diverse alba presenti ora nel roseto del “vivaio Rosso Tiziano” con sorpresa ho notato che, senza fiori, sono praticamente identiche ed ho immaginato che l’origine probabilmente è la stessa, i fiori si sono differenziati nel tempo.  A rafforzare questa teoria, nella primavera del 2012 nel giardino del convento di San Silvestro a Montecompatri, ho trovato una bella pianta di Alba Maxima, ricca di fiori, sana e rigogliosa, uno dei numerosi polloni basali, proprio al centro della pianta aveva i fiori semidoppi dell’Alba Semiplena. Anche ques’anno all’interno della maxima erano presenti fiori della semiplena. Anche questa è una pianta molto vecchia ma in realtà, sempre giovane perchè si rinnova continuamente, i rami vecchi seccano e dalla base nascono nuovi getti che li sostituiscono.

 Proprio questa particolare vitalità della pianta a mio parere facilita la mutazione, per questo motivo ho immaginato che all’origine delle tre rose ci sia la rosa Alba a fiore semplice, poi per mutazione la Semiplena, quindi la Maxima.Si può anche pensare che le tre rose siano state piantate insieme o che siano nate per ibridazione spontanea da seme, resta il fatto però che le tre piante senza fiore sono identiche nel portamento e nelle singole parti, tanto che quando sono andato a prenderne dei polloni per avere le piante nel roseto non ho raccolto la rosa a fiore semplice ed ho dovuto l’anno successivo, per riconoscerla, segnarne la base.

 Ora, sull’origine della rosa Alba, fatta un po’ di ricerca sui testi più accreditati non ho trovato risposte certe ma solo ipotesi diverse tra loro. Ancora oggi la parentela è incerta, studiosi di chiara fama, anche attraverso lo studio del DNA, hanno ritenuto che fossero incroci tra canina e damascena, altri tra arvensis e gallica, in ultimo leggo che studi recenti accreditino la tesi che sia il risultato di una ibridazione tra rosa gallica e rosa villosa.

Viste le diverse interpretazioni, probabilmente, è stato utilizzato un ibrido per l’identificazione, la maggior parte di rose alba conosciute sono ibridi con altre rose( soprattutto gallica e  damascena), per avere la certezza di risalire all’origine dell’alba si dovrebbe utilizzare la rosa Alba originaria che per deduzione logica è quella a cinque petali, non più presente nel mercato e nei roseti.

 Recentemente ho individuato diverse alba a fiore semplice in 6 siti diversi,il più interessante nel monastero della Mentorella(Guadagnolo RM), dove ce ne  sono quattro esemplari ai lati di un altare su una piccola collina con vicino un bell’esemplare di alba-canina un ibrido spontaneo.  Queste piante hanno esclusivamente caratteristiche di rosa alba: hanno portamento alto e slanciato; producono numerosi polloni basali; hanno foglie chiare, morbide, verde-grigio con la caratteristica velatura bluastra ed hanno margini con dentellatura doppia ed appuntita; spine rade, grandi e piatte alla base, poi cilindriche e dritte, quindi uncinate in punta; boccioli rosa con bella forma e lunghi sepali; fiori semplici , profumati, bianco puro di grandezza media, bacche grandi, rosse a maturazione con pochi semi grandi e setole esterne, succose. (n.b. nessuna di queste caratteristiche è presente nelle galliche o nelle damascene).Se in poco tempo e senza una ricerca sistematica ne ho potuto trovare diverse piante in 6 siti diversi doveva essere una rosa molto diffusa in passato, magari anche allo stato naturale, del resto le alba erano già conosciute dai romani, sopravvissute nei monasteri(la rosa bianca era dedicata alla Vergine) e dal medioevo al rinascimento rappresentate in numerosi dipinti. In conclusione propongo due ipotesi: La prima : deriva direttamente dalla rosa canina che è l’unica a cui in qualche modo somiglia, soprattutto nel portamento, del resto la rosa canina non si trova in forma unica, è piuttosto un gruppo di rose; alcuni anni fà per raccoglierne le bacche per una favolosa marmellata, sono andato con mia moglie nella zona di Campo Staffi sopra Filettino, i cinorrodi erano di tutte le forme e tutte le dimensioni e anche le numerose piante tutte diverse tra loro. La rosa alba potrebbe, semplicemente, essere l’evoluzione e la successiva selezione, di uno dei tanti tipi di rosa canina che si trovano in natura. Oppure, ipotesi suggestiva forse senza fondamento ma affascinante, la sua origine si perde nella notte dei tempi, è una rosa a se’, una rosa spontanea , prima dei suoi splendidi ibridi, come la consideravano gli antichi fino alla seconda meta’ del ‘700.

 Ugo Croce, Tiziano Croce.

Perchè produciamo rose solo da talea

La bellezza delle rose antiche è anche nella grande varietà di tipologie molto ben definite, una tea è molto diversa da una damascena, una gallica o una bourbon, non solo nei fiori o nel fogliame ma anche nel portamento.

Le rose innestata hanno tutte il tipico aspetto a V, per forza di cose, non avendo radici proprie iniziano a vegetare dalle gemme innestate e non dal terreno e si impostano su queste non dalle radici, spesso in orizzontale anche quando la pianta dovrebbe essere a sviluppo verticale.

La tecnica della coltivazione ad innesto tende quindi ad uniformare le varie tipologie ad un unico tipo di portamento snaturando la bellezza e la varietà delle rose.

Una rosa cinese è un cespuglio molto fitto e compatto, nella sua forma naturale decine di rami partono dal terreno per una larghezza che può arrivare a 50 centimetri ed oltre.

Una rosa portland è un arbusto verticale che parte da un ceppo centrale, dopo qualche tempo produce polloni che danno origine ad altri arbusti fino a generare una bella siepe fitta.

Così una gallica più aperta in alto, che può colonizzare un intero prato dalle sue radici, una damascena o un’alba.

Nelle rose innestate invece i polloni prodotti sono di “selvatico” e spesso, più vigorose della pianta acquistata, nel tempo finiscono per sostituirla se non sono continuamente strappati.

E’ facile trovare nelle aiuole e nei giardini piante di rosa canina, utilizzate per i cerpugli oppure banksia, indica major, laure davoust proprio perchè in passato erano utilizzate come porta innesti per le rampicanti.

Altro aspetto importante è la durata della pianta nel tempo, una rosa naturale si rigenera continuamente dalle proprie radici è praticamente una pianta sempre giovane, alba, gallica e damascena esistevano già in epoca romana, i nuovi polloni sostituisccono naturalmente quelli vecchi ed esauriti, pu? vivere per secoli.

Bisogna sottolineare inoltre un fattore legato alla natura del suolo, a prescindere dal tipo di terreno, la maggior quantità di terra ricca e fertile si trova nella parte alta dove si raccoglie l’humus naturale oltre al concime ed alla pacciamatura che si fa in autunno, è proprio per questo motivo che tutte le rose molto rifiorenti hanno per natura molte radici alte ed orizzontali; le rose selvatiche, ma anche molte non rifiorenti, ad esempio le alba, hanno soprattutto radici profonde che vanno a cercare l’umidità che serve alla pianta per superare periodi secchi anche lunghi.

E ancora, nella coltivazione delle piante in vaso è certamente preferibile una rosa non innestata, questa utilizzerà tutta la terra del contenitore, anche la parte alta e la parte superficiale, nel tempo non sarà necessario sostituire tutta la terra ed accorciare le radici, ma solo cambiare il vaso con uno più grande se la pianta sarà aumentata molto di dimensione.

Iniziamo a scegliere, raccogliere e mettere in terra le talee esclusivamente dalle piante madri presenti nel nostro roseto in autunno, ad aprile saranno già alte una ventina di centimetri ed oltre e già pronte ad essere invasate con la propria zolla di terra. In questo modo lo sviluppo vegetativo non sarà mai interrotto e a settembre saranno già grandi abbastanza per essere messe nel vaso grande o piantate in giardino.

Si dice che le rose innestate siano più vigorose in realtà sono solo più vecchie, hanno almeno due anni, uno per far crescere la pianta di selvatico, uno per far attecchire e sviluppare la nuova rosa, poi però, generalmente, la nuova pianta viene potata e messa a radici nude, spesso nei vivai sosta a lungo in buche con sabbia bagnata prima di essere rinvasata e la crescita viene, almeno temporaneamente interrotta.

Le nostre rose non interrompono mai la loro crescita, passano solo in un vaso più grande, proprio per questo da quest’anno nel nostro vivaio sono in vendita esclusivamente in zolla allo stesso prezzo della radice nuda. In questo modo l’attecchimento della pianta è assicurato. Messe in vaso o in terra  a primavera le piante saranno già grandi e vigorose. La maggipr parte dei vivai vende soltanto rose innestate perchè questa tecnica è funzionale alla produzione e al mercato che richiede grandi numeri e certezze nelle consegne, la produzione da talea è più laboriosa ma a noi interessa la qualità e la bellezza delle piante.

Rosa indica Linneo

Nessuna pianta ha un così grande numero di specie, di gruppi, di singole varietà come la rosa, ma il mercato è feroce, si produce solo quello che si vende di più, rose con il fiore più grande, più colorato, più appariscente, più fiorifero, per questo motivo negli anni migliaia di varietà sono andate perdute.

Tra queste anche una delle rose che hanno dato origine alle rose chinensis e a tutte le moderne: la rosa indica fragrans dipinta da  Pierre Joseph Redout? nei primi anni dell’800. A dire il vero esiste in commercio una rosa chiamata Humes Blush ma questa attribuzione a mio avviso non è corretta, il fiore è più piccolo, lilla chiaro, poi bianco, l’altra è rosa solo più chiara ai margini, le foglie sono scure e anche la consistenza dell’arbusto non corrisponde. Esiste anche un’altra rosa chiamata odorata che però è bianca con solo un accenno di rosa all’inizio della fioritura è un grande rampicante e non è rifiorente.

Nel nostro roseto abbiamo riservato un posto importante alle rose ritrovate e messe in commercio nel vivaio per contribuire alla loro sopravvivenza ed alla loro valorizzazione.

L’ultima riscoperta potrebbe essere proprio l’Indica Fragrans anche considerando il luogo dove l’abbiamo osservata: l’Orto Botanico di Palermo dove è presente con quattro splendidi esemplari da più di 90 anni con la definizione di rosa Indica di Linneo (medico e naturalista Svedese 1707/1778) e il fatto che l’Orto Botanico la considera una rosa specie.

A prima vista a Settembre dello scorso anno, personalmente avevo pensato che si trattasse di Duchesse de Brabant, molto simile soprattutto nel fiore, ma tornato nel nostro roseto mi sono reso conto che la pianta ha un portamento diverso ed una corteccia spessa nel tronco che l’altra non ha, inoltre è stata creata molto più tardi (nel 1857,) così consultando “Roses” di P.G. Redout? ho trovato l’immagine della rosa Indica Fragrans ed ho avuto l’intuizione che fosse la stessa di Palermo.

Quest’anno tornati di nuovo in Fiera con il vivaio a Palermo in settembre all’Orto Botanico ho portato con me una riproduzione del dipinto di Redout? ed ho avuto la conferma che l’intuizione potrebbe essere esatta. Confrontati dipinto e pianta, corrispondono in pieno, il fiore è simile per forma, colore, consistenza, certo il fiore può essere molto variabile specialmente nelle rose Tea, ma anche la bacca è identica, piccola, rossa a maturazione, tonda leggermente spanciata in basso con i sepali permanenti ed aperti, le spine corrispondono medie, larghe alla base appena uncinate in punta, rosso vivo nel legno giovane, più scuro ma permanente più tardi e anche le foglie allungate ed appuntite di grandezza media sono uguali a quelle del dipinto. Il profumo è dolce e caratteristico.

Tutto quello che è stato possibile confrontare corrisponde anche se per avere la certezza assoluta manca un dettaglio importante: la forma e la consistenza della pianta originaria di cui ho solo notizie generiche e la provenienza delle quattro piante di Palermo.

L’arbusto è grande, molto fitto di rami già dalla base, ricco di rami sottili, molto pieno e frondoso in alto quasi una rosa sarmentosa che però si sostiene bene e si allarga frondosa e ricca di fiori, in Sicilia fiorisce praticamente tutto l’anno. Dai responsabili dell’Orto Botanico, in aprile, ho avuto il permesso di prendere alcuni rametti per farne talee ed adesso la pianta è presente nel nostro roseto e quando sarà cresciuta sarà possibile verificare completamente l’attribuzione, nel frattempo cercherò di avere notizie maggiori sulle due rose.

San Cesareo 12 novembre 2016

Ugo Croce