Mutazione Alba

CONSIDERAZIONI SULLE MISTERIOSE ORIGINI DELL’ALBA  

Sono molti anni che mi interesso di rose antiche, mi è capitato di trovarne  molte nei luoghi che frequento, alcune sconosciute, altre note e ancora presenti nei cataloghi, tra queste l’alba è una rosa speciale: grande, elegante e raffinata, soprattutto diversa da tutte le altre, si distingue nell’ insieme e in ogni singola parte, non è un caso che fino alla fine del ‘700 era considerata una specie a se’.

 Ho trovato le prime Alba per caso, nella primavera del 2005, passando in macchina lungo una strada comunale, al margine, fra sterpi e rami secchi, vicine Alba Maxima, Semiplena e a fiore semplice allo stato selvatico insieme ad una rosa canina e ad un altro splendido ibrido di alba a fiore semplice, grande. Ho un po’ indagato e un signore molto anziano mi ha raccontato che quando era bambino quelle piante esistevano già, ricorda che in autunno ne mangiava le bacche, i cinorrodi, sono grandi, succosi, simili a quelli della rosa canina ma con pochi semi grandi e raccolti insieme e senza le fastidiose setole urticanti, ottimi per le marmellate.

 In seguito osservando meglio le tre  diverse alba presenti ora nel roseto del “vivaio Rosso Tiziano” con sorpresa ho notato che, senza fiori, sono praticamente identiche ed ho immaginato che l’origine probabilmente è la stessa, i fiori si sono differenziati nel tempo.  A rafforzare questa teoria, nella primavera del 2012 nel giardino del convento di San Silvestro a Montecompatri, ho trovato una bella pianta di Alba Maxima, ricca di fiori, sana e rigogliosa, uno dei numerosi polloni basali, proprio al centro della pianta aveva i fiori semidoppi dell’Alba Semiplena. Anche ques’anno all’interno della maxima erano presenti fiori della semiplena. Anche questa è una pianta molto vecchia ma in realtà, sempre giovane perchè si rinnova continuamente, i rami vecchi seccano e dalla base nascono nuovi getti che li sostituiscono.

 Proprio questa particolare vitalità della pianta a mio parere facilita la mutazione, per questo motivo ho immaginato che all’origine delle tre rose ci sia la rosa Alba a fiore semplice, poi per mutazione la Semiplena, quindi la Maxima.Si può anche pensare che le tre rose siano state piantate insieme o che siano nate per ibridazione spontanea da seme, resta il fatto però che le tre piante senza fiore sono identiche nel portamento e nelle singole parti, tanto che quando sono andato a prenderne dei polloni per avere le piante nel roseto non ho raccolto la rosa a fiore semplice ed ho dovuto l’anno successivo, per riconoscerla, segnarne la base.

 Ora, sull’origine della rosa Alba, fatta un po’ di ricerca sui testi più accreditati non ho trovato risposte certe ma solo ipotesi diverse tra loro. Ancora oggi la parentela è incerta, studiosi di chiara fama, anche attraverso lo studio del DNA, hanno ritenuto che fossero incroci tra canina e damascena, altri tra arvensis e gallica, in ultimo leggo che studi recenti accreditino la tesi che sia il risultato di una ibridazione tra rosa gallica e rosa villosa.

Viste le diverse interpretazioni, probabilmente, è stato utilizzato un ibrido per l’identificazione, la maggior parte di rose alba conosciute sono ibridi con altre rose( soprattutto gallica e  damascena), per avere la certezza di risalire all’origine dell’alba si dovrebbe utilizzare la rosa Alba originaria che per deduzione logica è quella a cinque petali, non più presente nel mercato e nei roseti.

 Recentemente ho individuato diverse alba a fiore semplice in 6 siti diversi,il più interessante nel monastero della Mentorella(Guadagnolo RM), dove ce ne  sono quattro esemplari ai lati di un altare su una piccola collina con vicino un bell’esemplare di alba-canina un ibrido spontaneo.  Queste piante hanno esclusivamente caratteristiche di rosa alba: hanno portamento alto e slanciato; producono numerosi polloni basali; hanno foglie chiare, morbide, verde-grigio con la caratteristica velatura bluastra ed hanno margini con dentellatura doppia ed appuntita; spine rade, grandi e piatte alla base, poi cilindriche e dritte, quindi uncinate in punta; boccioli rosa con bella forma e lunghi sepali; fiori semplici , profumati, bianco puro di grandezza media, bacche grandi, rosse a maturazione con pochi semi grandi e setole esterne, succose. (n.b. nessuna di queste caratteristiche è presente nelle galliche o nelle damascene).Se in poco tempo e senza una ricerca sistematica ne ho potuto trovare diverse piante in 6 siti diversi doveva essere una rosa molto diffusa in passato, magari anche allo stato naturale, del resto le alba erano già conosciute dai romani, sopravvissute nei monasteri(la rosa bianca era dedicata alla Vergine) e dal medioevo al rinascimento rappresentate in numerosi dipinti. In conclusione propongo due ipotesi: La prima : deriva direttamente dalla rosa canina che è l’unica a cui in qualche modo somiglia, soprattutto nel portamento, del resto la rosa canina non si trova in forma unica, è piuttosto un gruppo di rose; alcuni anni fà per raccoglierne le bacche per una favolosa marmellata, sono andato con mia moglie nella zona di Campo Staffi sopra Filettino, i cinorrodi erano di tutte le forme e tutte le dimensioni e anche le numerose piante tutte diverse tra loro. La rosa alba potrebbe, semplicemente, essere l’evoluzione e la successiva selezione, di uno dei tanti tipi di rosa canina che si trovano in natura. Oppure, ipotesi suggestiva forse senza fondamento ma affascinante, la sua origine si perde nella notte dei tempi, è una rosa a se’, una rosa spontanea , prima dei suoi splendidi ibridi, come la consideravano gli antichi fino alla seconda meta’ del ‘700.

 Ugo Croce, Tiziano Croce.

Perchè produciamo rose solo da talea

La bellezza delle rose antiche è anche nella grande varietà di tipologie molto ben definite, una tea è molto diversa da una damascena, una gallica o una bourbon, non solo nei fiori o nel fogliame ma anche nel portamento.

Le rose innestata hanno tutte il tipico aspetto a V, per forza di cose, non avendo radici proprie iniziano a vegetare dalle gemme innestate e non dal terreno e si impostano su queste non dalle radici, spesso in orizzontale anche quando la pianta dovrebbe essere a sviluppo verticale.

La tecnica della coltivazione ad innesto tende quindi ad uniformare le varie tipologie ad un unico tipo di portamento snaturando la bellezza e la varietà delle rose.

Una rosa cinese è un cespuglio molto fitto e compatto, nella sua forma naturale decine di rami partono dal terreno per una larghezza che può arrivare a 50 centimetri ed oltre.

Una rosa portland è un arbusto verticale che parte da un ceppo centrale, dopo qualche tempo produce polloni che danno origine ad altri arbusti fino a generare una bella siepe fitta.

Così una gallica più aperta in alto, che può colonizzare un intero prato dalle sue radici, una damascena o un’alba.

Nelle rose innestate invece i polloni prodotti sono di “selvatico” e spesso, più vigorose della pianta acquistata, nel tempo finiscono per sostituirla se non sono continuamente strappati.

E’ facile trovare nelle aiuole e nei giardini piante di rosa canina, utilizzate per i cerpugli oppure banksia, indica major, laure davoust proprio perchè in passato erano utilizzate come porta innesti per le rampicanti.

Altro aspetto importante è la durata della pianta nel tempo, una rosa naturale si rigenera continuamente dalle proprie radici è praticamente una pianta sempre giovane, alba, gallica e damascena esistevano già in epoca romana, i nuovi polloni sostituisccono naturalmente quelli vecchi ed esauriti, pu? vivere per secoli.

Bisogna sottolineare inoltre un fattore legato alla natura del suolo, a prescindere dal tipo di terreno, la maggior quantità di terra ricca e fertile si trova nella parte alta dove si raccoglie l’humus naturale oltre al concime ed alla pacciamatura che si fa in autunno, è proprio per questo motivo che tutte le rose molto rifiorenti hanno per natura molte radici alte ed orizzontali; le rose selvatiche, ma anche molte non rifiorenti, ad esempio le alba, hanno soprattutto radici profonde che vanno a cercare l’umidità che serve alla pianta per superare periodi secchi anche lunghi.

E ancora, nella coltivazione delle piante in vaso è certamente preferibile una rosa non innestata, questa utilizzerà tutta la terra del contenitore, anche la parte alta e la parte superficiale, nel tempo non sarà necessario sostituire tutta la terra ed accorciare le radici, ma solo cambiare il vaso con uno più grande se la pianta sarà aumentata molto di dimensione.

Iniziamo a scegliere, raccogliere e mettere in terra le talee esclusivamente dalle piante madri presenti nel nostro roseto in autunno, ad aprile saranno già alte una ventina di centimetri ed oltre e già pronte ad essere invasate con la propria zolla di terra. In questo modo lo sviluppo vegetativo non sarà mai interrotto e a settembre saranno già grandi abbastanza per essere messe nel vaso grande o piantate in giardino.

Si dice che le rose innestate siano più vigorose in realtà sono solo più vecchie, hanno almeno due anni, uno per far crescere la pianta di selvatico, uno per far attecchire e sviluppare la nuova rosa, poi però, generalmente, la nuova pianta viene potata e messa a radici nude, spesso nei vivai sosta a lungo in buche con sabbia bagnata prima di essere rinvasata e la crescita viene, almeno temporaneamente interrotta.

Le nostre rose non interrompono mai la loro crescita, passano solo in un vaso più grande, proprio per questo da quest’anno nel nostro vivaio sono in vendita esclusivamente in zolla allo stesso prezzo della radice nuda. In questo modo l’attecchimento della pianta è assicurato. Messe in vaso o in terra  a primavera le piante saranno già grandi e vigorose. La maggipr parte dei vivai vende soltanto rose innestate perchè questa tecnica è funzionale alla produzione e al mercato che richiede grandi numeri e certezze nelle consegne, la produzione da talea è più laboriosa ma a noi interessa la qualità e la bellezza delle piante.